In viaggio con la granita siciliana

Era una mattina di luglio come tutte le altre nella caldissima Toscana, quando all’improvviso un LargoBaleno è stato trasportato nella Sicilia di fine anni ’90.
La macchina del tempo aveva una forma particolare: non molto simile alla DeLorean di “ritorno al futuro”, quanto più simile ad una granita siciliana.

Per tutti quelli di voi che se lo stanno chiedendo, no, la granita siciliana non è la grattachecca conosciuta in gran parte dell’Italia (Toscana compresa). Non è il ghiaccio tritato ed aromatizzato con uno sciroppo, venduto sulle spiagge d’estate o al supermercato come rimedio al caldo insostenibile.
La granita siciliana è una vera e propria opera d’arte pasticciera. Più cremosa e fresca del gelato, più consistente del sorbetto, è mangiata accompagnata dalla panna e dalla classica brioche siciliana (così detta brioche col “tuppo” perché composta da una parte ovale sovrastata da una cupola), nei più svariati gusti, i cui più classici sono la mandorla, il caffè, i gelsi, il pistacchio, il cioccolato.

In effetti la granita siciliana è l’evoluzione della grattachecca: quando il ghiaccio non è stato usato come ingrediente principale ma come refrigerante, è nata questa meraviglia. Così tanto grandiosa che ad Acireale è dedicato un Festival: il Festival Internazionale della Granita Siciliana (per info: www.nivarata.it).
E proprio ad Acireale ho mangiato la mia prima granita. Ero scettico, perché conoscevo solo la grattachecca che non è decisamente adatta alla colazione, ma da bravo LargoBaleno, armato di brioche con il tuppo, ho affrontato la granita con i gelsi abbattendo i pregiudizi. Da allora è stato amore, ed ogni mattina delle mie vacanze in Sicilia si è svolta nel solito modo: mi svegliavo, mangiavo la granita con i gelsi (se non lo sapete, i gelsi sono frutti esteticamente simili alle more ma che crescono sugli alberi e sporcano tantissimo), mia nonna mi accompagnava al mare e si raccomandava di non fare il bagno prima di tre ore, io fingevo di cadere dagli scogli e mi buttavo in acqua e lei in tutta risposta mi rimproverava utilizzando incomprensibili termini siciliani.

Ecco, la granita è in grado di riportarmi con la mente a quel periodo della mia vita, trasportandomi nello spazio-tempo in un vortice di nostalgia e dolcezza. E non importa se in Toscana non è la vera granita siciliana, anche se prodotta in laboratori artigianali di veri siciliani, il potere insito nella granita è sempre molto forte.