Libro edito Feltrinelli dal titolo Le balene mangiano da sole di Rosario Pellecchia con pollo alla romana

Le balene mangiano da sole

A cosa serve Agosto se non a leggere un po’ di quei libri messi da parte in attesa di “tempo libero”? Nel mio caso si tratta di un libro non troppo datato, anzi della primavera di questo 2021: “Le balene mangiano da sole” di Rosario Pellecchia.

Lo ammetto, mi ha colpito sullo scaffale perché il titolo sembrava dedicato a me in quanto LargoBaleno e perché questa estate sono uno dei pochi rimasto a lavorare in città quando le temperature sfioravano i 40 gradi.

In realtà si tratta di un romanzo leggero che racconta la vita vista con gli occhi di un rider, ovvero degli addetti alla consegna del cibo a domicilio (quelli che percorrono le strade delle grandi città con uno zaino pieno di qualsiasi prodotto alimentare, vestiti con una appariscente tutina colorata).

LE BALENE MANGIANO DA SOLE: la trama

Quinta di copertina con la sinossi del libro Le balene mangiano da sole

La storia ruota intorno al protagonista, Genny, che da Napoli si è trasferito per motivi di studio a Milano e che inizia a lavorare per una azienda di delivery food. Per ogni ordine che riceve, cerca di immaginare chi si troverà davanti (un gioco che faremmo tutti al suo posto).

Il risultato è – a mio avviso – un sorprendente viaggio attraverso gli stereotipi legati al cibo (e non solo) che ci caratterizzano come Paese. Tanto che ad un certo punto è lo stesso Genny a rimproverarsi di “aver esagerato immaginando uno stereotipo anziché un essere umano”.

Molti altri invece realizziamo non essere degli stereotipi ma uno squarcio reale di società (sebbene non sempre positivo o felice).

Tra i vari ordini, Genny conoscerà una persona che gli farà vedere il mondo in modo diverso e che lo coinvolgerà in una avventura inaspettata.

I LATI POSITIVI

Mi è piaciuto molto che “Le balene mangiano da sole” non ha la pretesa di diventare una guida sul mondo dei rider. Sarebbe stato facile cavalcare l’attenzione critica su questo settore, finendo per trasformare un romanzo in una storia forzata che farebbe solo stringere i denti ostacolando la lettura. Le rivendicazioni sindacali e le problematiche legate al lavoro dei riders sono giustissime e meritano attenzione, ma in un libro simile sarebbero state fuori luogo se eccessivamente calcate.

La storia è piacevole, i personaggi sono ben caratterizzati, l’idea è geniale e originale. Quando ordiniamo a domicilio tutti fantastichiamo sulla persona che ci consegna il cibo. Questa è la prima volta che ci ritroviamo a riflettere sulla situazione opposta e sorgerà spontanea la domanda “chissà cosa pensano di me quando effettuo un ordine”.

Un’altra idea funzionale ed evocativa è quella di nominare i singoli capitoli con i nomi dei piatti che nella storia vengono ordinati: una dimostrazione che il cibo ci accompagna e rappresenta momenti importanti della nostra vita.

Infine ho apprezzato che il libro non si trasformi in una classica storia d’amore (esce qui il mio lato poco sentimentale, quello che mi fa storcere il naso anche davanti a capolavori del romanticismo come il Titanic).

I LATI NEGATIVI

Personalmente odio l’indice messo alla fine (scusate, è una mia fissazione).

Evitando gli spoiler devo dire che il finale mi ha lasciato un po’ come alla fine di una qualsiasi puntata di un telefilm: con la curiosità e la voglia di una nuova puntata! In realtà un finale c’è, ma è come se mi mancasse qualcosa. Spero quindi in una parte II prossimamente!

CONSIGLI DI LETTURA

Pollo alla romana con i peperoni nella ricetta di Sora Lella

Il libro si fa leggere velocemente, quasi divorare (giusto per rimanere in tema). E leggendo i vari piatti che vengono nominati e citati, lo stomaco sicuramente si ribellerà.

Dato che le mie letture si caratterizzano per essere sempre accompagnate da un piatto, consiglio di inserire una pausa pranzo-cena dopo il capitolo 22.

E cosa mangiare in questa pausa è lampante per un LargoBaleno come me: il piatto casalingo per eccellenza; l’antitesi per antonomasia del delivery food. Il pollo alla romana che la Sora Lella ha decantato in televisione alla fine degli anni ’60 (se non vado errato).

Si tratta di cuocere in padella i peperoni puliti e tagliati, con olio e cipolla. In un’altra padella si cuoce il pollo con olio, sale e pepe facendolo dorare. Quando è rosolato si aggiunge il vino bianco e si fa sfumare. Si aggiunge la passata di pomodoro e i peperoni e si fa cuocere insieme per altri 5 minuti.

Non è una ricetta con delle dosi precise: dovete andare a occhio in base al numero di persone e a quanta fame hanno. Per due persone dovrebbe andare bene un peperone e quattro cosce di pollo (ma potete usare anche altri parti a seconda dei gusti). Io ho usato queste dosi da solo perchè “Le balene mangiano da sole”.

Dopo il pollo alla romana nello stile di Sora Lella sarà molto più piacevole riprendere il libro in mano.

Buona lettura!