Torino 2.0: il primo giorno di foodfest16

Firenze è una città per sposi; Venezia, per amanti; Torino, per i vecchi coniugi che non hanno più nulla da dirsi. (Pitigrilli, alias Dino Segre)

Non so cosa avesse bevuto Pitigrilli, ma da LargoBaleno libero e felice apprezzo molto Firenze, mi è piaciuta Venezia (anche se non l’ho visitata in modo davvero decente) ed amo alla follia Torino (vi prego, voi del foodfest16, adottatemi e prendetevi con voi)! Sto bene anche in albergo, con una focaccia ed una Mole Cola Zero!

Ma come ogni storia che si rispetti, partiamo da principio. Ho passato una notte praticamente insonne a causa del mal di gola e del telefono che continuava a vibrare per non so quale motivo (ma pigro non mi sono alzato a spegnerlo). Quale modo migliore per ribaltare il karma se non con una colazione a buffet in albergo, ovvero il mio momento preferito delle gite fuori porta? Ad attendermi un gruppo di ragazze straniere troppo ordinate per essere le 7.00 del mattino, soprattutto in confronto ad un LargoBaleno con occhiaie e fazzolettini  al seguito, ed un trio delle meraviglie di Signore Anziane che mi hanno praticamente riempito il piatto con un cornetto al miele, perché il cioccolato fa male, ed una fetta di crostata alla marmellata. È uno yogurt, perché è sano. Ed un bicchiere di succo d’arancia rossa “perché in questo stato non puoi uscire, ti servono le vitamine”. Forse preferivo le straniere perfette.

Dopo la mia healty colazione, sono andato a comprare il terzo dentrifricio in 3 giorni: uno prima di partire e dimenticato a casa, prendendo quello vuoto; uno lasciato nella borsa di un’amica torinese; ed uno effettivamente utilizzato. Mi sono finito di preparare, dopo aver oercorso di nuovo i 5 piani a piedi per un rigetto verso l’ascensore in ferro battuto, e sono uscito. Direzione: cavallerizza reale.

Ho sbagliato entrata ed insieme ad una blogger/giornalista sono andato in cucina (non è colpa mia, sono un LargoBaleno ed il cibo mi chiama)! Dopo la prima brutta figura ho trovato il tavolo degli accrediti: ho ricevuto una fantastica borsa piena di gadgets ed il badge da blogger/giornalista.

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Si, sono uno di quelli che con un gadget è felicissimo: figuratevi con una mela ed un sacchetto di cioccolatini! Con l’aiuto dei gentilissimi ragazzi dell’organizzazione, ho raggiunto la sala (era davvero davanti, ma non volevo più perdermi) ed ho preso posto. Il classico quarto d’ora di ritardo, in cui ho potuto osservare i presenti giocando a “indovina se è un blogger, un giornalista o un visitatore”. I relatori erano facili da individuare: tutti in prima fila. Io non sono mai stato uno da prima fila: da dietro si vedono molte più cose (messaggio metaforico per chi vuole sempre primeggiare).

E via al festival con il panel della mattina: quali politiche alimentari dopo Expo? Sono state dette molte cose. Mi ha colpito la protettrice dell’Università di Torino, Elisabetta Barberis, che nel l’introduzione ha parlato del ruolo principale di università e giornalismo: incrementare la conoscenza. Penso che tanto le strutture universitarie quanto i giornalisti pecchino in questo, perdendo tale fine, e dilettandosi in altre attività, ma forse non è solo una mia idea. È un dato di fatto.

Il primo intervento è stato quello di Fassino, sindaco di Torino (e fa pure rima), che davanti ai cavoli che facevano da scenografia al festival ci stava da Dio (continuo a dire che l’idea dei cavoli e di utilizzare modi di dire nello slang foodie, come “non vi diremo cavolate”, è assolutamente geniale): si, vi rispondo subito alla domanda che volete farmi, è davvero magro come sembra e volevo regalargli i miei cioccolatini, ma poi sono tornato egoista. Scherzi a parte, ha fatto un intervento davvero bello. Un po’ autoelogiativo, ma bello. Soprattutto nella parte in cui parlava di diritto al cibo, e ad una alimentazione sana, che deve essere come tale fatto valere con tanto di punizioni per le violazioni, e non di aspirazione ad una alimentazione sana. Ed effettivamente a Torino la politica alimentare, dalle scuole alle mense, sembra funzionare bene.

Carlo Petrini, Presidente di Slow Food, ha invece parlato di una eredità culturale su cui bisogna lavorare: meno pensieri alle stelle dei ristoranti e più attenzione alla gastronomia vera, fatta di biologia, genetica, economia, storia, legge. È calzante l’esempio della disastrosa situazione della Siria, in cui si indicano con paura e condanna le bombe ignorando le conseguenze che queste producono, come la distruzione dei campi e dell’agricoltura locale, unica fonte di sostentamento per 13 milioni di persone!

Giuseppe Lavazza ha parlato di blu economy contro la green economy: l’output della produzione non diventa scarto ma input, ovvero materiale riutilizzabile.

Maria Caramelli, dell’Istituto zooprofilattico Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta ha citato il TTIP ricordando quanto faccia schifo e quanto abbasserà gli standard europei, ad esempio sul benessere degli animali, per adeguarli a quelli americani.

Marco Pedronj, Presidente Nazionale Coop, ha parlato di tre punti chiave: legalità, filiera corta (contro il km zero) ed unioni civili. Come non fargli una statua?

Lo ammetto, come inizio è stato un po’ lungo, ma una sessione davvero interessante con tanti punti di vista diversi che hanno reso ricca la discussione è piacevole per l’ascoltatore.

E poi colpo di scena: pranzo a buffet per tutti offerto da Camst! Ho scoperto che i giornalisti sono amanti dei buffet, più dei blogger e dei LargoBaleni! Ho mangiato delle lasagne, davvero buonissime (ma non ditelo a NonnaBalena…potrebbe offendersi) e poi formaggi, prosciutto crudo ed un panino con i semi di papavero. Il pranzo era stato organizzato con prodotti normalmente serviti dalla azienda nelle mense scolastiche…ed io che alle elementari mangiavo sempre e solo pasta in bianco con piselli e prosciutto! I bambini di oggi sono davvero fortunati! Un caffè al tavolo Lavazza, dove due ragazzi molto professionali e gentili hanno scambiato due chiacchiere e poi…sono scappato nella parte occupata della Cavallerizza!

Dovete sapere che ospitava l’università un tempo (se non ho capito male) e quando ne è stata annunciata la demolizione, un gruppo di cittadini l’ha occupata. Adesso è un vero e proprio esempio di bene comune, molto raro in Italia. Vi invito a leggerne di più sul loro sito, come farò io: cavallerizzareale.org.

Via alla sessione pomeridiana! Il primo panel aveva come titolo “Se la città discute di cibo” ovvero le politiche alimentari che hanno la funzione di coordinare i settori che altrimenti viaggerebbero da soli, paralleli. Si è parlato della esperienza di Milano, con la politica proprio della cottà, e la politica comune ad altre città, programmata in modo partecipativo da 46 città e poi firmata da ben 119, con l’impegno di realizzare politiche che promuovano sistemi alimentari equi, sostenibili e resilienti.

Mai è poi parlato delle politiche alimentari di Torino, in quanto comune e della stessa in quanto città metropolitana.

Mondine il mio idolo: Vatinee Suvimol, blogger per IFood, che ha fatto un discorso bellissimo. Perché noi siamo piccoli blogger, non pretendiamo di cambiare il mondo, ma ne abbiamo l’aspirazione. Ed è vero, le è stato fatto notare che sul web sono dette anche inesattezze…ma non è lo stesso rischio che c’è sui giornali cartacei, in televisione o in altri canali?

Secondo panel pomeridiano, quello più illuminante dal mio punto di vista, sull’acqua pubblica ed il rapporto con la comunicazione. L’acqua è un alimento, è proclamato bene comune, la sua importanza è indiscussa così come la sua pericolosità. La differenza tra la bottiglia ed il rubinetto? A volte c’è, altre volte no. La cosa interessante è come uno spot pubblicitario possa indurre a bere acque “depurate” perchè magre, piuttosto che evolvere verso un consumo consapevole ed ecologico di acqua pubblica tramite fontanelle, come è stato realizzato ad Expo!

Il terzo panel, l’ultimo che ho seguito, mi ha lasciato a bocca aperta. Per una mia scarsa preparazione ed attenzione, poco ho capito dei trend di mercato del settore agroalimentare. E soprattutto non ho capito come si possa apprezzare una pasta “usa e getta” da scaldare e shakerare al microonde, promuovendolo quale prodotto degli italiani.

Merano le 5 mi aspettava una meritata merenda e la mia amica Valentina, la quiche lorraine di cui vi parlavo ieri, che si è arrabbiata per questa metafora culinaria dal mio punto di vista molto romantica.

Mi ha fatto vedere il duomo di Torino, il vecchio teatro romano, e soprattutto Olsen, una pasticceria che non c’entra niente con le gemelline famose all’inizio del 2000, dove ho mangiato mezza Sacher bianca ai frutti di bosco e mezza crostata alla crema, nocciole e cioccolato. Un posto molto grazioso seppur piccolo. Per fortuna è lontano da casa mia o sarei un LargoLargoBaleno.

Abbiamo ricominciato a camminare, ed abbiamo visitato il mercato metropolitano a Porta Susa, ed il mercato olimpico in una piazza di cui non ricordo il nome ma con una fontana super trash che illuminava gli spruzzi d’acqua.

L’ho poi accompagnata alla metro vicino alla stazione, ho comprato una cena al volo (focaccia multi cereali al pate di olive; Philadelphia e insalata) ed una Mole Cola, la coca cola di Torino ispirata alla Mole (la verità? Troppo sciropposa)!

Ed eccomi rientrato in camera, coi miei 5 piani a piedi, le pareti lilla e…tutto in ordine! Mi ero tenuto la chiave e non pensavo facessero le pulizie: mi hanno anche piegato il pigiama! Meritano un premio! Lascerò loro il mio dentifricio quasi nuovo super costoso della farmacia di fronte.

Detto questo: amo Torino. Persone molto belle (soprattutto fisicamente…bere dai turet fa bene!), città magnifica (ho visto molte cose solo da fuori, mi servirebbero altri 5 giorni per visitarla in modo degno, ma domani riparto), ed uno stile di vita troppo avanti (ad esempio tutto i pedoni ignorano i semafori ed io mi sento stupido ad aspettare il verde). E poi hanno il festival del giornalismo alimentare: una esperienza magnifica ed unica, che vi invito a fare. O a seguire almeno su Twitter (#foodfest16)!

Torneró a Torino. A vivere!

 

4 Comments

  1. Non ho detto di non aver apprezzato il mio essere Quiche Lorraine, ho osservato solo che fra le quiche é un tantino grassa XD
    Piazza Solferino era la piazza del mercatino olimpico con fontane colorate.
    Occhio all’errore di battitura: Duomo di Torino, non di Milano, che i torinesi ci tengono che si sappia che la loro città é di gran lunga piú bella della città della Madunina 😛 C’era anche la Porta Palatina! 😉
    Mercato Metropolitano costruito nella ex stazione di Porta Susa (ora rifatta) in piazza XVIII dicembre!
    La Molecola é speciale, se non altro perché é molto torinese 😉

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